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Ascoltare il terreno: il learning by doing di Pangea come modello di apprendimento linguistico e inserimento lavorativo

(In collaborazione con Toscana Notizie - Agenzia di informazione della giunta regionale)

Chi lavora nelle strutture di accoglienza sa bene quanto la conoscenza della lingua sia fondamentale per l’attivazione dei processi di integrazione e di inserimento socio-lavorativo dei migranti. Ma chi l’ha detto che per imparare qualcosa ci si debba per forza sedere a un banco?
Orto Buono nasce tra le colline di Gaiole in Chianti, come esperimento della Cooperativa Pangea per coinvolgere gli ospiti delle proprie strutture con un modo nuovo di imparare la lingua italiana sul campo. O meglio, nel campo!


Era ancora il 2016 quando i 30 operatori della cooperativa hanno scelto di ripensare le modalità di apprendimento linguistico degli ospiti delle loro strutture.
In venti hanno potuto frequentare corsi sulle più avanzate tecniche di viticoltura, sui principi dell’agricoltura biologica, e sulle misure preventive per la sicurezza sul lavoro. Grazie al taglio pratico del progetto e alla presenza costante dei mediatori, le giornate passate nell’orto di Gaiole in Chianti si sono trasformate in vere e proprie lezioni di italiano on the job - particolarmente motivanti all’apprendimento della lingua e con un incredibile potenziale di inclusione sociale.
Pangea ha così coniugato le esperienze di formazione linguistica e la filiera del lavoro all’insegna del learning by doing, inaugurando un percorso che ha già portato all’assunzione di sei richiedenti asilo, e alla loro rinuncia ai servizi di accoglienza.

 

“Questo è il terzo esperimento che facciamo in ambito agricolo” ci ha raccontato Annalisa Pocci, direttrice del progetto, “proprio perché è quello di cui questa zona ha bisogno”.
Ed è forse questo un altro segreto del successo di Pangea: la capacità di mettersi in ascolto del territorio e di instaurare un dialogo virtuoso con le imprese locali. Grazie alla segnalazione di alcuni abitanti della zona, una vicina azienda agricola ha infatti deciso di offrire alla struttura alcuni terreni in comodato gratuito. Ne sono nati dei veri e propri tirocini formativi, che anche grazie al progetto GiovaniSì hanno portato all’assunzione di alcuni partecipanti con sei contratti sia a tempo determinato che a tempo indeterminato.


La presenza costante dei partecipanti su base volontaria e la raggiunta autonomia di alcuni di loro sono chiari segni dell’enorme potenziale di percorsi formativi on the job che sappiano coniugare la dimensione professionale e quella linguistica, e testimoniano l’impatto determinante che le imprese locali possono avere quando diventano parte attiva della filiera formazione-lavoro.

 

Proprio per facilitare la ripetizione di esperienze simili, durante la stesura del Libro Bianco era emersa con forza la richiesta di rivedere i requisiti di accesso per tirocini lavorativi come quello di GiovaniSì. Dopo la delibera della Giunta Regionale sull’abrogazione dell’assolvimento dell’obbligo scolastico, il progetto può ripartire e crescere. Con una speranza: quella di coinvolgere sempre più aziende e garantire la piena autonomia a tutti i partecipanti.