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Progetto Amir: dal Gambia a Fiesole, la passione per l’arte di Ebrima Saidy che ci racconta un anno da mediatore al museo

(In collaborazione con Toscana Notizie - Agenzia di informazione della giunta regionale)

A un anno dall’avvio del progetto Amir in forma sperimentale abbiamo parlato con chi ha aderito all’iniziativa in prima persona con la voglia di studiare le bellezze artistiche del territorio, di mettersi in gioco relazionandosi come mediatore e accompagnando gruppi di cittadini stranieri nei musei.
Ebrima Saydi è un minore straniero non accompagnato quando arriva in Italia nel 2014 e viene accolto in diverse strutture di accoglienza e inserito nel percorso Sprar, tra Roma, Firenze, Borgo San Lorenzo e Scandicci. In Toscana, sono gli amici e gli operatori che gli parlano del progetto Amir, sostenuto dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, al fine di favorire il dialogo fra musei e cittadini stranieri, per costruire nel tempo un rapporto di partecipazione al patrimonio da parte di tutti. Un anno fa, consulta il sito del progetto, avanza la sua candidatura e viene presto chiamato per la selezione e la formazione realizzata dai responsabili dei comuni partner. Il progetto coinvolge 7 musei tra Firenze e Fiesole offrendo anche una formazione specifica sul campo. Infatti Saidy ci racconta che la formazione specifica seguìta si è svolta proprio al Teatro Romano e al Museo Bandini di Fiesole dove attualmente continua a fare da accompagnatore ai gruppi di visitatori.
“Ho studiato arte nel mio paese di origine ma non ho potuto fruire di una formazione ad ampio respiro – entra nel merito Saidy – qui mi sono appassionato alla storia dell’arte italiana e ho approfondito il periodo della dinastia dei Medici. Mi piace molto far parte del gruppo che lavora a Fiesole e far parte di questo progetto perché l’obiettivo di inglobare i cittadini stranieri che vogliono imparare meglio la cultura e l’arte italiana fa parte di quelli utili a realizzare un vero processo di integrazione. Anche per me – specifica ancora -  questo diventa un momento importante di crescita e di conoscenza del paese in cui voglio continuare a vivere”. 
Le lezioni che fanno riferimento al progetto sono dunque un momento di scambio proficuo per tutti ci spiega in conclusione Saidy: “sono lezioni interattive dove, tra gli aspetti storici, emergono anche le storie di vita e qualche considerazione più personale; per esempio partecipano anche diversi ragazzi italiani che mi chiedono spesso informazioni sul mio paese di origine, il Gambia, un paese ricco di tradizioni e lingue così come mi pongono domande sul periodo del colonialismo inglese che ha caratterizzato questo stato”.
Sul futuro dimostra di aver le idee chiare: “vorrei continuare con il progetto dal momento che posso rendermi utile considerato che conosco 5 lingue e perché voglio continuare a studiare. Gli ultimi argomenti di studio sui giardini nell’arte e sulla botanica sono stati per me molto interessanti. Mi piacerebbe poi poter seguire degli approfondimenti specifici sullo studio della cartografia, sono un appassionato di mappe”. 

 

Nella foto, Ebrima Saidy durante le attività nel museo Bandini. Foto di Nicola Neri, tratta da: amirproject.com