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Uno sguardo ad alcuni dei progetti finanziati: la persona al centro della progettazione personalizzata

(In collaborazione con Toscana Notizie - Agenzia di informazione della giunta regionale)

Non è una novità il fatto che le persone con background migratorio che permangono sul territorio italiano spesso vivano in condizioni di fragilità sociale o di elevato rischio di marginalizzazione. Una situazione questa che è stata esasperata dall’entrata in vigore della legge 132/2018, che di fatto ha minacciato la tenuta del sistema di accoglienza diffusa toscano. Ma davvero la risposta che i servizi possono dare a riguardo ha esclusivamente a che fare con il fatto di essere stranieri, o è possibile invece sperimentare delle risposte comuni a problemi più ampi di natura sociale? 

Anche alla luce di queste considerazioni, Regione Toscana ha stanziato 4 milioni di euro a contrasto dell’emarginazione sociale di tutte le persone, anche straniere, che dimorano in Toscana e sono prive di mezzi di sostentamento e reti per l’inclusione, attraverso il nuovo bando per la tutela dei bisogni essenziali. 

Difficile sintetizzare le azioni che ciascuno dei 40 progetti finanziati ha sviluppato in materia di tutela dei bisogni essenziali, autonomia socio-abitativa, consulenza giuridico legale, formazione e inserimento lavorativo, inclusione sociale. Considerato il numero di aree di intervento e l’ampio ventaglio di attività sperimentate, #AccoglienzaToscana inaugura la sezione “Percorsi e Storie”. Qui si approfondiranno le soluzioni individuate da ciascun territorio per raccogliere le sfide lanciate dal bando, e si passeranno in rassegna alcuni degli aspetti chiave di ciascun progetto. 

L’inclusione sociale per tutti 

Guardando alle soluzioni trovate, risulta evidente per tutti lo sforzo di avvio e potenziamento di sistemi integrati di segretariato sociale (ascolto e orientamento) e welfare territoriale che da un lato siano aperti a tutte le persone che ne abbiano bisogno a prescindere dal paese di provenienza o dal permesso di soggiorno, e che al contempo siano in grado di cogliere le peculiarità di ciascun beneficiario: persone senza permesso di soggiorno, persone disoccupate o vittime di sfruttamento, donne vittime di violenza, donne sole con minori, persone senza dimora, persone con disagio psicologico o dipendenze. 

In questa direzione sembra andare ad esempio il progetto multizonale “#PorteAperte” del Comune di Lucca, che ha convocato congiuntamente i tavoli dedicati alla marginalità e ai migranti già attivi nei comuni della Piana di Lucca, della Valle del Serchio e della Versilia. In questo modo più di 30 soggetti del pubblico e del privato sociale sono stati coinvolti in un percorso di co-progettazione mirato a contrastare il disagio abitativo, la povertà educativa e la bassa occupazione di tutte le persone dimoranti sui tre territori. Lo stesso vale per il progetto “Una rete Territoriale per l’Inclusione”, dell’Unione dei Comuni Valdera, che tra le azioni programmate include il ricorso a un’équipe di operatori di strada per interventi di segretariato sociale di ascolto e orientamento ai servizi. L’obiettivo in questo caso è quello di intercettare sul territorio le persone senza dimora e “la fascia di persone espulse dall’accoglienza, per recuperare i rapporti bruscamente interrotti” con i servizi, anche grazie al sostegno strategico dei gestori CAS e SIPROIMI e di concerto con il sistema anti-tratta SATIS già attivo sul territorio. 

Lo strumento del progetto personalizzato

Per affrontare con successo le problematiche dei beneficiari, in molti casi si è fatto ricorso ad uno strumento che nei servizi sociali si è ormai consolidato come prassi di successo: il progetto personalizzato, che si compone di obiettivi e attività definiti sulla base delle caratteristiche individuali e delle risorse a disposizione sul territorio. Questo strumento si era già affermato nell’ambito della promozione dell’autonomia delle persone in accoglienza SPRAR/SIPROIMI ed è riconosciuto a livello nazionale come cruciale per l’implementazione di misure di contrasto alla povertà. Oggi, anche grazie al nuovo bando regionale, questo stesso percorso può essere arricchito da servizi di mediazione interculturale ed essere offerto a tutti coloro che ne possano avere bisogno. Entrando in contatto con le unità di strada o rivolgendosi ai Punti Unici di Accesso ai servizi sociali e sanitari (PUA), i beneficiari potranno accedere a un’ampia gamma di servizi di tipo socio-assistenziale, di avviamento all’autonomia socio-abitativa, di inclusione socio-lavorativa, di inserimento in attività di volontariato per favorire l’inclusione sociale e l’incontro con la comunità. un’offerta variegata, declinata nei diversi progetti in base alle professionalità messe a disposizione dai capofila e dai partner e alla programmazione delle pubbliche amministrazioni delle singole zone distretto con cui ciascun progetto si raccorda. 

Ne è un esempio il progetto “P.E.R.So.N.E (Percorsi E Reti Solidali perché Nessuno sia Escluso)”, avviato dalla SdS Empolese Valdelsa in seguito ad una procedura di co-progettazione con soggetti già impegnati da tempo nel contrasto alla povertà: un centro di accoglienza notturna, con servizi di supporto per l'autonomia abitativa ed il co-housing, servizi di consulenza legale, attività per la crescita di competenze e l'orientamento lavorativo e attività di animazione territoriale, vengono qui attivati in base a bisogni e potenzialità della persona presa in carico. Grazie al bando il servizio sarà presto potenziato e si sperimenteranno alcune novità, come l’introduzione della figura professionale dello psicologo nel centro notturno, di un mediatore abitativo per il co-housing e di un orientatore al lavoro.


Particolarmente ampia anche l’offerta del progetto “API - Area Pratese Inclusiva” del Comune di Prato. Oltre all’orientamento ai servizi già in essere nei PUA del Comune di Prato, il progetto attiverà nuovi percorsi di supporto per donne migranti in situazione di vulnerabilità con consulto psicologico, sostegno alla genitorialità, e consulenza giuridica di secondo livello per casi complessi di tratta o violenza domestica, insieme a un’équipe multidisciplinare di specialisti per l’inserimento lavorativo di persone con vulnerabilità fisiche o con disagio psicologico o psichiatrico. Uno sforzo consistente, che richiede di lavorare in modo efficace in un’ottica di rete: anche per questo il progetto si propone di istituire un “Tavolo Permanente sulle Vulnerabilità” per la zona-distretto. 


La sfida raccolta dai partecipanti al bando è quella di sviluppare o ampliare un sistema di welfare territoriale che sia coerente con i bisogni locali, che si doti di strumenti utili all’effettiva comprensione della persona nella sua unicità e che sia in grado di adattare flessibilmente la risposta in relazione ai bisogni puntuali riscontrati. A tale proposito sembra interessante anche l’iniziativa del progetto “Livorno Città Aperta” del Comune di Livorno, che ha collegato al proprio sportello per stranieri un Osservatorio dedicato alla rilevazione, all’organizzazione e all’aggiornamento di dati relativi ai servizi richiesti sul territorio. 

 

Immagine tratta da: Pexels.com