Verso una presa in carico interculturale: la pratica dei mediatori etnoclinici del Centro Studi Sagara come modello di gestione del disagio psichico - #Accoglienza Toscana
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Verso una presa in carico interculturale: la pratica dei mediatori etnoclinici del Centro Studi Sagara come modello di gestione del disagio psichico
Una corretta presa in carico dei casi vulnerabili da parte dei servizi socio-sanitari è tra i bisogni più segnalati nelle interviste e nei tavoli di discussione che hanno portato alla stesura del Libro Bianco sulle politiche di accoglienza. In particolare, la gestione del disagio psichico delle persone accolte all’interno delle strutture SPRAR e CAS è forse l’aspetto più delicato a cui la rete dei servizi territoriali intende provvedere.
Ma come fare a potenziare il sistema dei servizi socio-sanitari in modo tale da garantire una presa in carico strutturale e duratura dei casi vulnerabili?
Negli ultimi anni i soci fondatori del Centro Studi Sagara hanno sperimentato una risposta ottimale al problema, scegliendo di affiancarsi agli erogatori dei servizi regolari rivolti a migranti, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, offrendo delle attività di consulenza specialistica in materia di psicoterapia ed intercultura.
A partire dalla sua fondazione come impresa sociale nel 2010, Sagara si è affermato nel panorama nazionale come uno dei principali centri di ricerca, formazione e intervento in ambito di intercultura, mediazione etnoclinica ed etnopsichiatria. Da allora collabora con CAS, SPRAR e HUB, attivando su richiesta una rete di assistenza psico-sanitaria che offre agli operatori occasioni di formazione e di supervisione ad opera dei suoi mediatori etnoclinici.
“Il nostro è un intervento di secondo livello” ci racconta la dottoressa in psicologia e antropologia Lelia Pisani, presidente del centro Sagara. “Non siamo in prima linea ad occuparci dell’utenza finale, ma cerchiamo di essere una risorsa utile alla ASL e a tutte quelle strutture che sono già adibite alla presa in carico del beneficiario. Facciamo da ponte, mettendo in sinergia tutte le competenze pubbliche già disponibili sul territorio. Dopo una prima esplorazione del problema con l’équipe di operatori al completo, l’incontro può risolversi in una consulenza o portare a un intervento guidato sull’utente ultimo. Ma sempre in un setting allargato che includa tutti gli addetti ai lavori interessati.”
Le attività di consulenza e formazione sono rese possibili dai finanziamenti dei singoli enti gestori che ne fanno richiesta, all’interno di un protocollo stipulato con la Società della Salute della zona Valdera.
E la risposta al servizio offerto è stata ottima. “Stiamo esplodendo di richieste” continua la dottoressa Pisani, “sono così tante che non riusciamo a venire incontro a tutte, e siamo alla costante ricerca di nuovi mediatori. Anche per questo abbiamo attivato alcuni percorsi formativi di specializzazione in mediazione etnoclinica, che sono ora in via di approvazione presso il MIUR”.
Una mole di lavoro che rende evidente il successo della formula Sagara nel rispondere a uno dei bisogni più complessi della pratica quotidiana dell’accoglienza, e che ricorda quanto sia importante individuare delle figure di riferimento adeguatamente formate che agiscano da fulcro per la presa in carico della salute psico-fisica di richiedenti asilo e rifugiati.