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Reti in Rete: il co-design del comune di Cortona come esempio di ascolto dei beneficiari

(In collaborazione con Toscana Notizie - Agenzia di informazione della giunta regionale)

Come si può garantire continuità a un progetto di volontariato per la coesione sociale? Certo le strategie possono essere tante, ma nell’avviso pubblico regionale dello scorso ottobre Regione Toscana ha individuato due ingredienti fondamentali: lo sviluppo di forme di collaborazione tra soggetti pubblici e il ricorso a modalità di co-progettazione che includano i beneficiari stessi.

La capacità di un progetto di mettere in sinergia le competenze disponibili sul territorio infatti non solo ha l’effetto benefico di rafforzare le reti sociali all’interno della società civile, ma garantisce anche un ascolto approfondito delle realtà locali. In questo modo si possono impiegare al meglio le risorse disponibili sul territorio, arrivando a rispondere ai bisogni particolari di chi quel territorio lo vive - le necessità di chi accoglie come quelle di chi viene accolto.

Ne è un ottimo esempio il progetto aggiudicatario del comune di Cortona “Reti in rete - integrazione delle risorse per l’inclusione e la coesione sociale”, un percorso di progettazione partecipata che a partire dal giugno 2018 ha coinvolto richiedenti asilo, soggetti gestori delle strutture di accoglienza, la provincia di Arezzo e numerose associazioni di volontariato.

Grazie anche alla presenza costante di un mediatore interculturale, oltre 30 richiedenti asilo hanno partecipato con successo alle modalità di co-design del progetto. Ne è risultata la definizione di un percorso ampio e strutturato, che promette di incontrare il bisogno di acquisizione, consolidamento e riconoscimento di competenze utili all’inserimento lavorativo, come anche di elaborazione di vissuti personali, di creazione di momenti per il dialogo e il confronto.

Un patto di collaborazione declinato su più piani d’azione, che vanno dal coinvolgimento dei richiedenti asilo nella cura dei beni comuni alla sensibilizzazione della comunità locale sui valori dell’accoglienza e dell’integrazione. Grazie a questa innovativa modalità di stesura, e con il supporto finanziario di Regione Toscana, l’offerta formativa del comune è infatti incredibilmente varia. Gli ospiti dei centri di accoglienza potranno partecipare a percorsi educativi di educazione alla cittadinanza, di cura dei beni comuni, di educazione stradale, di acquisizione di life skills, di prevenzione alle dipendenze e alla contrazione di malattie sessualmente trasmissibili, di approfondimento sulle differenze di genere e sui diritti delle donne. Nel Patto rientra anche la possibilità per i richiedenti asilo di raccontarsi all’interno delle classi delle scuole superiori, e la loro partecipazione alle attività laboratoriali del Teatro delle emozioni - cui prenderanno parte insieme ai bambini e ragazzi dello spazio compiti e agli anziani ospiti di una RSA. 
E ancora: si prevede l’inaugurazione delle la realizzazione dell’orto-giardino interculturale del Parco archeologico del Sodo (dove le piante dei paesi d’origine di ciascuno cresceranno accanto a quelle di antica coltivazione etrusca), un laboratorio di cucito e l’inizio di un percorso formativo di guida del muletto e certificazione HACCP. 

In tutto saranno 175 i partecipanti alle attività, che si prevede continueranno fino alla fine dell’anno. Una partecipazione numerosa, che sembra confermare quanto importante sia per un buon progetto di coesione sociale il coinvolgimento di ampie reti territoriali con cui condividere le modalità di progettazione.

Fai parte di un progetto che coinvolge richiedenti asilo titolari di protezione internazionale o umanitaria, o cittadini di paesi terzi in Toscana? Partecipa alla rilevazione delle buone pratiche di #AccoglienzaToscana compilando questo questionario entro il 30 novembre.