Agrégateur de contenus

Le nuove note dell’Osservatorio Regionale sull’Immigrazione: tutti i numeri sulla popolazione straniera in Toscana, tra nuovi arrivi e accesso al welfare

(In collaborazione con Toscana Notizie - Agenzia di informazione della giunta regionale)

È uscita lo scorso 13 settembre la nuova nota dell’Osservatorio Sociale Regionale “Reddito e accesso al welfare: le reali differenze tra italiani e stranieri”. Attraverso questo report, insieme alla precedente uscita “I numeri sulla presenza straniera in Toscana”, l’Osservatorio ha iniziato a fare luce sulle tendenze e le caratteristiche che accomunano il vissuto di tutte quelle persone che, con o senza background migratorio, appartengono alla categoria di “straniero” e permangono sul territorio regionale. Qual è allora il volto della popolazione straniera in toscana, e quali le differenze con le tendenze nazionali? Qui di seguito riportiamo in estrema sintesi alcuni dei rilievi dell’Osservatorio, che saranno approfonditi insieme ai curatori delle due note nell’ambito del “Seminario sul Fenomeno Migratorio” di mercoledì 30 ottobre. 

La maggior parte degli stranieri è regolarmente soggiornante

Il numero totale di stranieri regolari e irregolari in Toscana è stimato al 12% del totale della popolazione residente (455mila persone). Per la maggior parte si tratta di cittadini residenti, comunitari o extracomunitari, in possesso di regolare permesso di soggiorno (408 mila, il 90% della popolazione straniera totale). Minore il numero di stranieri regolari con permesso di soggiorno ma senza residenza (14mila, 3,1% della popolazione straniera totale). Il numero di stranieri irregolari, perché entrati clandestinamente o con un titolo di soggiorno scaduto è stimato in circa 31.000 persone.

Un legame duraturo

Gli stranieri residenti in possesso di regolare permesso di soggiorno sono il 10,9% di tutta la popolazione residente sul territorio regionale. La Toscana in particolare è al di sopra della media nazionale: rientra tra le 5 regioni italiane che superano la quota 10%, ed è terza in termini di incidenza di stranieri residenti extracomunitari (7,8% sul totale della popolazione, contro il 9,3% dell’Emilia-Romagna e il 9,2% della Lombardia). La componente straniera della popolazione regionale presenta i tratti tipici di un legame duraturo e stabile al territorio regionale. Innanzitutto, il 15% del totale dei residenti stranieri sono persone nate in Italia, per la quasi totalità bambini o ragazzi ancora minorenni che potrebbero ottenere cittadinanza al compimento dei 18 anni. In secondo luogo, si riscontra un carattere stanziale: il 73% degli stranieri residenti in Toscana sono sul territorio nazionale da almeno 10 anni, e in particolare quasi il 20% dei residenti stranieri da prima del 2000. Persone che restano sul territorio quindi, anche perché possono farlo: il 67% della popolazione totale extra-comunitaria residente possiede un permesso di soggiorno illimitato, e cioè che non ha scadenza, mentre solo il 33% dispone di un permesso soggetto a rinnovo. 

Gli stranieri come fattore di crescita demografica 

Secondo il report, i flussi migratori sono l’unico fattore di crescita per una popolazione regionale che è in progressivo invecchiamento. Come già altre regioni, anche la Toscana entra infatti in una nuova fase di declino demografico: nel 2017, la popolazione regionale è diminuita per il terzo anno consecutivo, principalmente per riduzione del saldo naturale (differenza tra nascite e morti), che proprio nel 2017 è arrivata a -18mila persone - una perdita che continua a superare il saldo migratorio regionale. Il contributo alla ripresa delle nascite dato dalla popolazione straniera negli ultimi anni si è indebolito, facendo tornare il livello regionale vicino al minimo storico degli anni ’90. 

Un fenomeno in trasformazione
I dati mostrano un costante rallentamento dei tassi di crescita della popolazione straniera in Italia e in Toscana (dal 13,5% di crescita del 2003, all’1,4% nel 2018). Un fattore questo che sembra legato al calo delle nascite e alle quote di permesso rilasciabili per motivi di lavoro (in calo drastico dai 20.000 del 2010 ad appena 563 del 2017). In linea con le dinamiche nazionali, i dati mostrano per la Toscana un afflusso che è sempre meno consistente dal punto di vista numerico, ma con un profilo di accentuata fragilità legato a migrazioni di carattere umanitario.

Gli stranieri guadagnano meno di quel che dovrebbero

In Italia gli stranieri guadagnano meno degli italiani in termini assoluti (il 31% in meno). Una differenza reddituale diffusa che tuttavia è inferiore nel Centro Italia e ancor più in Toscana – in cui si registra una differenza soltanto del 23%, a fronte dei risultati di regioni con un’incidenza analoga di lavoratori stranieri come la Lombardia e l’Emilia Romagna (gap del 30%), o il Lazio (gap del 40%). Migliori i risultati della regione anche dal punto di vista della cosiddetta differenza di reddito “non spiegabile”: quello scarto tra le due categorie che non è direttamente riconducibile alla loro diversità in caratteristiche come l’età media o i titoli di studio più frequenti - e quindi, più probabilmente, ad un trattamento diverso dello straniero ‘in quanto tale’. Questa percentuale, che può essere indicativa di effetti discriminatori, nel caso Italiano ammonta al 44% della differenza di reddito totale, mentre arriva soltanto al 20% in Toscana. 

Gli stranieri ricevono meno dal welfare statale

A fronte di una condizione di povertà e svantaggio nel mondo del lavoro, il sistema delle imposte e dei benefici italiano non opera una redistribuzione di risorse a favore degli stranieri. Il valore medio dei trasferimenti contributivi (pensioni e sussidi di disoccupazione) ricevuti dagli italiani è infatti 7 volte il valore ricevuto dagli stranieri, e la differenza tra quanto viene versato e quanto viene ricevuto è più che doppia per gli stranieri. In conclusione, si può dire che il settore pubblico sembra quindi attuare una redistribuzione di tipo regressivo dagli stranieri poveri di reddito agli italiani in pensione, legata all’età media piuttosto bassa della popolazione migrante, al fatto che anche i più anziani non godano dell’anzianità contributiva per andare in pensione, come anche alla rarità di condizioni lavorative che consentano l’accesso a sussidi di disoccupazione. 

Per approfondire, clicca qui e scarica le due note dell’Osservatorio Regionale 
Clicca qui per scaricare il programma del seminario

 

Immagine tratta da: Irpet.it